Sebastiano Brusco - Mario Pirani. Le idee perdute sui ceti medi

«C' è una rottura acuta tra la società e la politica. Ma c' è una spaccatura ancora più profonda tra la società e il centrosinistra»: parola di Bersani, il più "nordista" dei ds. Come è potuto accadere, però, nessuno lo dice. Al più si addossano le responsabilità al governo, quasi in esso la sinistra non fosse presente con tutto il suo peso. Ma è una presenza che, appunto, non pesa perché il suo pensiero è rachitico. Abrogate le ideologie, anche la capacità di elaborare idee appare dispersa. Un tempo non era così. Pur stando all' opposizione la sinistra proponeva una sua visione dell' Italia, esprimeva analisi sociali ed economiche in base alle quali disegnava una strategia a lungo termine ed anche iniziative di raggio più immediato. Non mancavano naturalmente errori, alcuni correggibili, altri tetragoni, insiti nella natura stessa del Pci. Il tutto, però, ad un ben altro livello di capacità concettuale. Osservazione che mi è suggerita dalla lettura incrociata dell' intervista di Bersani ("Repubblica" 11/7) e di un libro edito dal Mulino, «Distretti industriali e sviluppo locale» (a cura di Anna Natali, Margherita Russi e Giovanni Solinas), che ripropone una serie di saggi di un economista di straordinario acume, purtroppo scomparso prematuramente, Salvatore Brusco, noto, fra l' altro, per aver aperto il dibattito internazionale sul nesso tra coesione sociale e sviluppo locale nei sistemi di piccola impresa, con il saggio «The Emilian Model», pubblicato nel 1982 sul "Cambridge Journal of Economics". Fra l' altro mi è sembrato di notevole interesse comparativo con la situazione attuale un saggio (in collaborazione con Mario Pezzini) su «La piccola impresa nell' ideologia della sinistra italiana» che affronta l' influenza delle misure di politica economica promosse dai due partiti dominanti (Dc e Pci) dalla fine degli anni Sessanta in poi nei confronti di quel tipico sistema (i distretti) di piccole imprese concentrate su territori relativamente ristretti. Le localizzazione dei distretti era concentrata, allora come oggi, in regioni come l' Emilia Romagna, la Toscana, l' Umbria a prevalenza Pci e il Veneto, il Friuli, le Marche a larga influenza Dc. Visto che la odierna perdita di consensi è sofferta dall' Unione proprio in queste regioni l' analisi del passato non è pleonastica. Lo studio prende il via dalle posizioni della socialdemocrazia, ispirate dal marxismo, a cavallo tra Ottocento e Novecento, dominate da un idea di superiorità assoluta della grande impresa a cui la piccola era destinata a fare da supporto. Solo con Togliatti questa linea viene radicalmente abbandonata. Il giudizio sul fascismo, definito «un movimento reazionario a base di massa», muove Togliatti a riflettere sugli errori commessi nelle lotte sostenute negli anni Venti, difendendo solo gli interessi operai e bracciantili e spingendo così i ceti medi verso il Regime. La svolta che assegna un ruolo cruciale alla politica delle alleanze con «i ceti medi produttivi», cioè con i contadini, i commercianti, gli artigiani e i piccoli imprenditori industriali, venne fissata in un celebre discorso a Reggio Emilia nel 1946 («Ceto medio e Emilia rossa») in cui T. affermava: «Non vi è nessun contrasto tra gli interessi che noi difendiamo e quelli dei gruppi sociali intermedi». Su questa base si prefigurò una «politica di scambio» politico ed economico che costituì il fulcro di una influenza larga e stabile nelle cosiddette regioni rosse. Dopo il '68 le correnti operaiste nel sindacato e nel partito cominciano a contestare la linea togliattiana, affermando che le piccole imprese erano soprattutto dei «reparti» distaccati delle grandi per la lavorazione dei prodotti intermedi. Di qui l' esigenza di avanzare le stesse rivendicazioni sindacali nelle piccole e nelle grandi imprese. Amendola, Lama e la maggioranza centrista si mostrarono, peraltro, ancora convinti che «vi era uno scontro per la conquista dei mercati tra grandi e piccole imprese». Si accentuò anzi una legislazione di sostegno e, malgrado gli estremismi delle ali radicali, una politica sindacale differenziata per le imprese fino a 15 e a 35 dipendenti. In questo arco la politica consociativa ebbe modo di esplicitarsi e influire sulla costituzione materiale del Paese. Tutto ciò si accompagnò nell' arco di un trentennio ad una elaborazione culturale ed economica ricca di spunti innovativi, anche se contraddittori. Oggi di tutto ciò non vi è più traccia. Paradossalmente solo Berlusconi sembra aver sempre presente il concetto di blocco sociale, di alleanza di interessi di classe, di valore del ceto medio. Forza Italia, ultimo rifugio del marxismo?

[Ultimo aggiornamento: 23/08/2012 12:16:17]