Sebastiano Brusco - Massimiliano Panarari. L'Emilia felix dei distretti

Da qualche tempo si discute più intensamente del solito della direzione di marcia (o, secondo taluni più pessimisti, della crisi) del «modello emiliano». Arrivano in libreria, fornendo così propellente al dibattito, una serie di scritti di uno studioso stimato e celebrato che il modello emiliano lo conosceva bene, fin nelle sue pieghe più recondite, avendo contribuito come pochi altri a enuclearlo e a renderlo noto molto al di là della via Emilia. Il Mulino ha pubblicato da poco Distretti industriali e sviluppo locale (pagine 480, euro 32), un' antologia di testi editi e inediti (pensati e stesi tra il 1990 e il 2002) di Sebastiano Brusco (1934-2002), raccolti e curati da un gruppo di allievi e amici (Anna Natali, Margherita Russo e Giovanni Solinas), che attualmente lavorano e insegnano negli atenei tra Modena e Bologna. Come noto non soltanto agli addetti ai lavori, Brusco è stato uno dei maestri del cosiddetto «modello Emilia», colui che con continua (e positivamente quasi «ossessiva») tensione andò alla ricerca di un inquadramento teorico di quella peculiarissima formula che mixava sviluppo locale e coesione sociale nei sistemi di piccola impresa - e sulla quale fu proprio lui ad avviare la discussione internazionale con l' articolo The Emilian Model, apparso nel 1982 sul Cambridge Journal of Economics). Ovvero, il distretto come fondamento imprenditoriale, ma anche culturale (nel senso di un sistema di regole condivise e di sanzioni, alla stregua di un vero e proprio «codice» di cui, da sardo, aveva intuito l' esistenza a partire da quello d' onore barbaricino), della stagione dell' «Emilia felix», dal tessile di Carpi alle politiche industriali della sinistra di questa regione. Basterebbe, infatti, l' idea della «paternità naturale» dei distretti industriali da parte della sinistra emiliana per restituire l' intelligenza e la profondità di Brusco, che fu tra i fondatori dell' innovativa facoltà di Economia di Modena e presidente del Banco di Sardegna. Un autentico «intellettuale dell' economia», sempre attento alla dimensione pubblica e persuaso dell' importanza della partecipazione - come nell' esperienza dei corsi di economia per amministratori, politici e sindacalisti organizzati dalla sua facoltà - di cui questa antologia restituisce molto dell' elaborazione e delle ricerche. E una figura, come ha scritto recentemente l' editorialista di Repubblica Mario Pirani, di cui si sente fortemente la mancanza, della cui capacità di visione e intelligenza, proprio mentre si intravedono alcuni scricchiolii del «paradigma emiliano», avremmo un gran bisogno.

[Ultimo aggiornamento: 23/08/2012 12:13:58]